"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

giovedì 8 novembre 2012

Talent Management... e le "capre"?


Tre domande scomode alla Direzione del Personale
 (da parte di un immaginario Amministratore Delegato)
di
Luciano Martinoli

Di ritorno da un convegno, tra l'altro ben organizzato, di tecnologia per la Gestione Risorse Umane, mi sono venuti in mente tre quesiti.
Sono temi ricorrenti nella stampa specializzata (e non) e nelle pubblicità di servizi e prodotti del settore. Anche se molti Direttori sorrideranno leggendoli, trovandoli approssimativi e distanti dalla realtà, dovranno ammettere che non possono essere solo frutto dell'immaginazione dei media o dei fornitori di tecnologia informatica. Un riscontro nella realtà, una richiesta dal mercato ci dovrà pur essere.
Per poterle meglio formulare mi sono immaginato neo Amministratore Delegato di una ipotetica azienda che avesse realizzato queste politiche di tendenza (con annessi supporti tecnologici). Perdonatemi la crudezza di alcuni passaggi, non è rivolta a nessuno e ha il solo scopo della chiarezza. Prendetela per le parole del folle che tutto dice e, nella sua follia, forse, sotto sotto, rivela anche qualche verità (a volte scomoda).
Ecco dunque di che si tratta.


1) Si è parlato molto di Talent Management, tanto da arrivare a dire che la funzione più nobile, a valore aggiunto, "strategica" della Direzione del Personale sia quella della "gestione dei talenti".
E gli altri? Tutte "capre"?
Perchè se ci sono i "talenti" vuol dire che, per differenza, vi sono i "non talenti". Dunque volete dirmi (vesto ora i panni dell'immaginario AD) che volete occuparvi solo dello sviluppo di una parte delle persone dell'azienda. E le altre che ci facciamo? Gli paghiamo lo stipendio e basta?
Ma poi spiegatemi una cosa: ma cosa è un "talento"? Lo potete definire con precisione? E ancora: è una caratteristica immanente delle persone, come l'altezza che rimane a prescindere dal contesto, o no? Perchè nel caso la risposta fosse negativa, cioè è il contesto che crea talentuosità, più che gestire i talenti non avrebbe più senso creare le condizioni affinchè tutti diventino talenti? E se così è, come mi pare più ragionevole, perchè mi parlate di talent management?

2) Recruitment Management. Importantissimo, certamente, ma prima non si faceva? E' questo il motivo per cui ci troviamo le "capre"? Oppure li abbiamo presi tutti bravi e poi "capre" ci sono diventate? E perchè questo è successo? Voi dove eravate nel frattempo?
Tutti i corsi di formazione, le migliaia di ore, i milioni di euro spesi a pioggia su tutti a cosa sono serviti? Ad avere pochi, se ci sono, talenti e fornire erba da ruminare agli altri (in aggiunta agli stipendi)?

3) Efficienza. Da tutte le parti si sente che bisogna tagliare, fare efficienza, e la Direzione del Personale deve dare un suo contributo. Ma all'efficacia non ci pensa nessuno? A nessuno viene in mente che l'organizzazione è fatta da persone che, oltre ad essere esecutori, sono anche competenti nell'ambito del loro lavoro?  Nessuno mi presenta un piano, o almeno una idea di come poter attingere, in maniera ordinata e precisa, a questo enorme potenziale di progettualità che paghiamo tutti i mesi?
Non vi sorge il dubbio che stiamo sprecando una parte dei soldi che diamo a tutta questa gente, chiedendogli solo di eseguire gli ordini o le procedure senza mai realizzare un modo per attingere ad una innovazione dal basso che forse (sicuramente?) già esiste ed è a portata di mano? O pensate che innovazione significhi solo la tecnologia-che-cambia-il-mondo, il software o l'hardware di ultima generazione, o l'idea geniale del superconsulente-figo-filoamericano che viene, spara due banalità, emette fattura (salata) e se ne va?

Ecco, le ho dette.
Spero che nessuno me ne voglia e sia indulgente. Gli eccessi che mi sono concesso, scusatemi questi e il bisticcio di parole, sono, come dicevo, per volontà di chiarezza, non altro.
Perchè questo è un momento non critico ma drammatico e ritengo che anche (forse solo?) per questi motivi ci dibattiamo in questa crisi.
Nascondersi dietro gli slogan detti e ridetti da dieci e più anni, i soliti luoghi comuni e le miopi (perchè lasciano amplissimi spazi di intervento locale) indicazioni dall'alto, da qualsiasi parte del globo provengano, non ci salverà.
Abbiamo noi tutti una responsabilità e un compito: dare il contributo originale di idee nostre essendo onesti intellettualmente, coraggiosi nelle proposte, tenaci nelle convinzioni.
Qualcuno vuole incominciare rispondendo ad almeno una domanda?

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