"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

mercoledì 28 luglio 2010

Ma le persone contano ancora qualcosa?

Ancora una volta dalle pagine del Corriere arriva una bella sferzata ai pigri, ai timidi o più semplicemente ai disorientati.
Infatti dopo il grido di allarme di Sergio Romano sul Corsera del 11 Luglio scorso oggi Dario Di Vico va più nello specifico, partendo dalle vicende Fiat.
Non si può non essere daccordo con la sua analisi che se da un lato riconosce il merito di Marchionne nel "picconare" il vecchio sistema industriale fatto di irrisolvibili contraddizioni, sotto gli occhi di tutti, dall'altro è evidente che tutto questo non basta. Manca una proposta, o meglio manca un processo per arrivare a definire più che una proposta preconfezionata un processo per arrivarci.
Alla fine dell'articolo Di Vico dice "E' quindi più che legittimo chiedersi cosa c'è dietro la curva, cosa si deve attendere...il mondo".
Ritengo che questa affermazione sia figlia di una concezione delle cose del mondo e della vita basata su "leggi" o "manovre" di "grandi fratelli" che decidono i destini dell'umanità un po' romantica e pericolosamente obsoleta.



Dietro la curva c'è quello che saremo in grado di volere e di fare, e se non faremo in tempo a trovare il modo di costruirlo ci sarà la somma caotica e confusa di tutti i nostri interessi sovrapposti, i compromessi che per tentare di accontentare tutti non fanno contento nessuno, i diritti calpestati dei più deboli che si scopriranno più forti quando si conteranno e scopriranno di essere la maggioranza, e tutto quello che la storia ci ha già raccontato tante volte. E alla fine conteranno quello che le persone davvero vogliono, o pensano di volere.
Ma non si può iniziare da prima? E' davvero impossibile liberarsi delle sterili e improduttive ritualità organizzative per riprogettare strategie aziendali in modo completamente nuovo e più proficuo per tutti?
In una sola domanda: ma questo è l'unico mondo possibile?
E se la risposta è no, che siamo disposti a fare per progettarne un altro dove le persone, tutte quante, diano un contributo completo?
Gli strumenti e i linguaggi ci sono, serve il coraggio che, nello stato in cui siamo ridotti, diventa dovere della proposta, serve la convinzione che le persone contano davvero in azienda e possono dare un contributo inimmaginabile anche per il più dotato dei manager.
Dunque è tempo di scelte per la funzione HR: tra essere il manutentore meccanico dell'organizzazione, rotellina a sua volta della volontà del grande capo o dell'imprenditore, e il vero propulsore dell'innovazione profonda.

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