"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

sabato 11 agosto 2012

Solipsismo teorico … o una migliore “teoria”?


di
Francesco Zanotti

Quante volte si sente l’espressione (o espressioni simili): “La teoria è fumo, l’esperienza è sostanza. Badiamo al sodo”.
Danno un senso di concretezza?
Ecco, non credo. A me danno un senso di profonda malinconia. Sono solo l’urlo disperato di chi vuole ossessivamente difendere ed usare solo la propria teoria.
Si perchè, anche chi non legge un libro, un articolo in realtà non sfugge al fatto di essere umano. Cioè al fatto che le nostre idee e i nostri comportamenti sono generati dalla visione che abbiamo del mondo e della realtà. Sono generati dal nostro patrimonio cognitivo. Sono generati dalla nostra teoria in uso. Insomma: siamo strutturalmente ed imprescindibilmente “teorici”. Meglio “teorizzatori”. E la concretezza? Beh ad ognuno sembra “concreto” quello che conosce e “astratto” quello che non conosce.

Il vero problema è, allora, la qualità del nostro patrimonio cognitivo. Della nostra “teoria in uso”.

Se essa si forma solo attraverso la nostra esperienza, che non può che essere limitata, allora avremo una teoria in uso “povera”. Dall’efficacia limitata (nel migliore dei casi) alle situazioni in cui si è sviluppata. Se non proviamo ad esplicitarla (per non essere costretti a confrontarla con le altre “teorie in uso”) rimarrà confusa anche a noi stessi. Non solo sarà “povera”, ma la useremo anche confusamente, spesso in contraddizione anche con noi stessi.

Credo sia meglio (sia questo il senso profondo della espressione “Long Life Education”) se, innanzitutto, proviamo ad ammettere che esista una nostra “teoria”. Se riusciamo a fare questo piccolo passo, poi non ci fermeremo più … Innanzitutto, saremo irresistibilmente tentati di esplicitare la teoria che abbiamo sviluppato spesso inconsciamente e che, concretamente, utilizziamo. Poiché stiamo affrontando il tema dello sviluppo delle persone e delle organizzazione, propongo una piccolissima guida per esplicitare la nostra teoria in uso. Chiediamoci almeno tre cose: “Ma secondo me, da cosa è fatta una organizzazione? Quali sono gli elementi costitutivi di una persona? Quali azioni servono allo sviluppo di persone e organizzazioni che sono “fatte” come ho appena descritto?”.
Se si prova a rispondere a queste domande (ma se non si ha le risposte a questa domanda, come si fa a gestire lo sviluppo di organizzazioni e persone?) credo che ci si ritroverà a riconoscere che non si è in grado di fornire risposte che lo soddisfino.

Allora cominceranno a diventare interessanti le teorie degli altri. Sia le teorie in uso di chi, concretamente, cerca di guidare lo sviluppo di persone ed organizzazioni. Sia di chi, di mestiere, sviluppa teorie.

Beh non possiamo non riconoscere che questa esigenza di riferirsi a teorie esplicite, di confronto e di aggiornamento continuo è comune proprio a tutte le aree di conoscenza. Soprattutto quelle più “concrete”: quelle scientifiche. Nessuno obietta che, senza la teoria del calcolo strutturale … non si costruiscono strutture che stanno in piedi. Nessuno obietta contro il “mestiere” di fare teorie … Si chiama “ricerca di base”, senza la quale nessuna sperimentazione ha senso.

La storia, però, non finisce qui, perché vi è un finale a sorpresa. Se si guarda a tutta la teoria di cui disponiamo per rispondere alle tre apparentemente banali domande che ho prima proposto, ci accorgiamo che non esistono risposte univoche e “praticabili”. E’ come se esistessero “isole” teoriche ognuna delle quali definisce obiettivi propri, nessuna delle quali si pone domande complessive, di sistema. Quelle che tagliano trasversalmente le “specializzazioni”, come le domande che ho proposto prima. Detto diversamente: è lo stato della teoria a non essere soddisfacente.
Allora la conclusione, che mi sembra inevitabile, è che, non solo dobbiamo cercare di usare tutta la teoria esistente, ma dobbiamo favorire, stimolare un grande sforzo di ricerca, con la partecipazione sia di coloro che vivono nelle imprese, sia di coloro che fanno il mestiere dei teorici, sia di quelli che stanno a metà strada (i consulenti), di un sistema teorico più solido e praticabile di quello attualmente disponibile per guidare lo sviluppo di persone ed organizzazioni.
Invece di tanti solipsismi teorici, un grande esodo collettivo verso una nuova terra cognitiva ed operativa.


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