"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

lunedì 3 dicembre 2012

Ma la conoscenza è importante o no?





                                     Intervista di Luciano Martinoli e Francesco Zanotti a Paolo Iacci

Abbiamo avviato una ricerca/dibattito che ha l’obiettivo di analizzare il rapporto tra le pratiche di management e la conoscenza strategico-organizzativa. 
Più concretamente, le domande generali alle quali cerchiamo una risposta sono le seguenti:
      ·      sono importanti/utili le conoscenze strategico - organizzative?
·      quante delle conoscenze disponibili vengono oggi usate?
·      quali altri conoscenze sarebbero necessarie?

E, infine, se sono necessarie nuove conoscenze strategico-organizzative, attraverso quale processo di R&D possono essere sviluppate e chi deve occuparsene?
Quali sono  i processi necessari per diffondere questa nuove conoscenze presso il management?

Il primo interlocutore che abbiamo coinvolto in questa ricerca/dibattito è stato
Paolo IacciVice Presidente AIDP e Direttore Responsabile HR on line.
Abbiamo iniziato il nostro dialogo con una domanda provocatoria della quale il nostro interlocutore ha colto certamente l’aspetto costruttivo.

Martinoli
Ogni campo della conoscenza è caratterizzato da uno stato dell’arte delle conoscenze rilevanti socialmente riconosciuto. E del quale i professionisti di quello specifico campo sono detentori. Perché nel campo dell’organizzazione non esiste questo stato dell’arte delle conoscenze socialmente riconosciuto?

Iacci
Credo che siano due le ragioni. La prima è che l’organizzazione non è un campo definito. Non esiste una funzione che se ne occupa. La seconda è che sono tante le “scienze” che se ne occupano da punti di vista molto diversi gli uni dagli altri.


Zanotti
La mia percezione è che il manager medio non conosca (e, quindi, ovviamente, non usi) tutti questi contributi …

Iacci
Mi lasci spendere una parola a favore dei manager. Oggi su di essi operano pressioni crescenti: devono far fronte ad un contingente che è sempre più diversificato e pressante per avere il tempo di leggere teorie su teorie …
I manager sono richiamati alla concretezza dei problemi e cercano la concretezza delle soluzioni.
Basta che abbiano alcune conoscenze di base e, poi, utilizzino il loro fiuto manageriale. Con tutti i rischi che questo comporta.
Le faccio un esempio che mi è capitato proprio poco prima di iniziare questo nostro colloquio. Mi sono occupato di una valutazione d’impresa. Non avrei mai avuto il tempo di andarmi a leggere il trattato del Prof. Guatri sul tema. Sono stato “costretto” a richiamare ed utilizzare un set minimo di conoscenze di base perché le decisioni andavano prese velocemente.

Zanotti
Mi permette di farle una obiezione?
Oggi stiamo vivendo una crisi dalla quale io credo non si conoscano le cause e, conseguentemente, non riusciamo a trovare i rimedi.  Sia a livello “macro” che a livello “micro”.  Con micro, intendo riferirmi alla singola impresa ed alle difficoltà del singolo manager. Mi viene il sospetto che il mix di conoscenze minime che oggi viene utilizzato non sia cosa sufficiente, anzi mi spingo di più: credo che sia proprio il set di conoscenze che utilizziamo a generare  la crisi  che stiamo vivendo e a non permettere di risolverla.

Iacci
Mi lasci dissentire. Meglio: proporle una ipotesi diversa.
Parlo di “ipotesi” perché mi rendo conto che non esistono certezze. A me sembra che le cause della crisi siano note: consistono in una cattiva regolamentazione dei mercati finanziari.
La SGR che ci ospita certamente si trova e si troverà nel futuro in grande difficoltà.
Poi cominciano ad emergere segnali i ripresa. Proprio oggi è la notizia dell’aumento di due punti del PIL degli Stati Uniti.

Zanotti
Mi permetta di dire, un po’ egoisticamente, che mi fa piacere che emergano tra noi visioni diverse. Significa che possiamo offrire ai lettori di questa interviste e del nostro blog una diversità che costituisce ricchezza. E di questo la ringrazio.
Ma credo che vi sia anche un’altra differenza di opinioni. Provo a esporle la mia ed Ella mi dirà se si trova d’accordo o meno.

Noi non solo abbiamo raccolto la conoscenza strategico-organizzativa esistente, ma abbiamo anche guardato più in profondità: alle scienze umane che generano le conoscenze strategico-organizzative ed alle scienze naturali,  dalle quali sta emergendo una nuova visione del mondo. Usando queste “conoscenze profonde” ci sono parsi evidenti i limiti delle attuali conoscenze strategico-organizzative. E ne abbiamo sviluppato una nuova generazione di queste conoscenze concretizzandole in metodologie che promettono di rivoluzionare il mestiere del management …

Iacci
La fermo subito. Con un richiamo alla concretezza. Io vedo già una pratica impossibilità ad usare le conoscenze esistenti ed Ella mi parla addirittura di nuove conoscenze …

Zanotti
Le parlo di nuove conoscenze che, proprio, perché sono più profonde, sono più semplici, si concretizzano in strumenti di comprensione e di governo delle imprese, dei loro processi di evoluzione e di cambiamento semplicemente utilizzabili.
Le propongo un esempio.
Oggi le conoscenze di strategia d’impresa sono abbastanza complesse, ma non permettono di dedurre dalla posizione strategica di una impresa nel suo ambiente specifico la capacità di produrre cassa nel futuro di una impresa. Utilizzando le nuove conoscenze di cui le parlo, è possibile costruire questo collegamento.
Mi sembra un contributo concreto sia alle banche che alle imprese

Martinoli
Vorrei allargare la discussione alle conoscenze di strategia d’impresa. Noi, usando le conoscenze strategiche esistenti, abbiamo costruito un modello di business plan che abbiamo utilizzato per costruire un rating dei business plan. Abbiamo assegnato i rating alle società dell’indice FTSE Mib di Borsa Italiana. E, così, abbiamo innanzitutto scoperto che metà di queste Società non esibisce nessun business plan, rendendo impossibile a tutti gli stakeholder (soprattutto ai risparmiatori) di farsi un giudizio sulle richieste di risorse delle Società stesse. E l’altra metà utilizza modello di business plan troppo semplificati per permettere la descrizioni delle sfide e dei progetti d’impresa con i quali intendono affrontarle.
Partendo da questa situazione abbiamo avviato una iniziativa concreta: abbiamo attivato un Osservatorio dei Business Plan che ha l’obiettivo di assegnare Rating ai business plan per ora delle Società dell’FTSE Mib della Borsa Italiana.
In futuro a tutte le società quotate.

Iacci
Se dovessi trovare una sintesi delle mie opinioni di fronte alle vostre proposte, userei la parola “perplessità”. Sono perplesso. Non posso sostenere che avete certamente torto. Ma non riesco ad immaginare quali possano essere le nuove conoscenze che proponete. E se volete la mia sensazione sono molto scettico sul fatto che esse possano generare una rivoluzione nella prassi direzionale.

Zanotti
Chiudo con questa sua perplessità. Ribadendo la nostra fiducia nella conoscenza, in una nuova conoscenza come unica risorsa decisiva per costruire una nuova stagione di sviluppo.
Il dibattito è aperto.
Nei nostri blog abbiamo già iniziati a descrivere questa nuova conoscenza strategico-organizzativa che abbiamo scoperto/costruito …




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