"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
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sabato 12 aprile 2014

Manca una teoria dei comportamenti

di
Francesco Zanotti


L’uomo si esprime attraverso i comportamenti. A meno che qualcuno riesca a dimostrare che è “telepatico” … Ma io, pur conoscendo tutte le stranezze con le quali cercano di differenziarsi i consulenti, un “Telepathic management” non l’ho ancora sentito.
I comportamenti sono quelli che generano i risultati. Quindi, per governare una organizzazione è necessario saper governare i comportamenti delle persone.

Bene questa esigenza è del tutto insoddisfatta.
Non si cerca di governare direttamente i comportamenti, ma si cerca di farlo governando delle entità intermedie. Ma così non si va da nessuna parte.

Mi spiego.
Ho preso da un libro che presentava alcuni casi importanti di interventi formativi e di cambiamento un esempio. 
Una impresa si è data come obiettivi:
·   comunicare all'intera popolazione aziendale, in modo omogeneo, uniforme e capillare, le scelte previste dal piano industriale … ;
· motivare le persone alla gestione delle sfide del cambiamento e rafforzare lo spirito di appartenenza;
·    adottare un nuovo stile di comunicazione interna concentrato sul coinvolgimento delle persone.

Ora la prima osservazione da fare è  ...
... che sono obiettivi del tutto a-specifici: vanno bene per qualunque azienda di qualunque settore. Quindi non potranno che essere generici.
Poi sono anche un po’ confusi: nel comunicare il piano industriale si attende che si sia adottato un nuovo stile di comunicazione? Altrimenti si è costretti ad usare quello vecchio che, si immagina, sia superato, quindi non adatto a raggiungere l’obiettivo

Ma soprassediamo: supponiamo che gli obiettivi siano raggiungibili e raggiunti.

Ecco, mi si permetta una domanda: come si fa a verificare se obiettivi così generici sono stati raggiunti? Si fa un esame a tutti i dipendenti per vedere quanto e cosa hanno capito del Piano industriale?

Ma supponiamo che gli obiettivi vengano effettivamente raggiunti. Il problema è che non si sa questa comunicazione ricevuta, questa motivazione attivata, questa comunicazione diversa che tipi di comportamenti genereranno ogni giorno nelle singole persone.

In realtà si suppone che raggiungendo questo tipo di obiettivi i comportamenti delle persone saranno positivi. Ma si tratta di una speranza destituita di ogni fondamento perché non si riescono ad indicare alle persone a priori quali comportamenti sono considerati positivi. Le persone devono inventarsi ogni giorno i propri comportamenti.

Quello che è possibile fare è solo un giudizio a posteriori
Ma giudizio di chi? Di chi ha organizzato il programma di formazione/cambiamento. Cioè di un ente di staff. E non è detto che il giudizio di positività coincida con quello degli uomini di linea.

Riassumendo, si rinuncia a indicare i comportamenti come obiettivi e si individuano obiettivi intermedi. Si suppone che il raggiungerli permetta di generare comportamenti positivi. Ma questa pretesa è destituita di ogni fondamento.

Perché ci si imbarca in un circolo vizioso di ipotesi inondate e di attese destinate ad essere deluse?
Il problema è fondamentalmente epistemologico.
Si, insomma, filosofico. Quindi, solo un cambiamento profondo nella filosofia del management potrà, da un lato, evitare ipotesi infondate e conseguenti delusioni. E, dall'altro, generare una teoria dei comportamenti, che indichi come “si formano” e, quindi, come si possa intervenire su di essi.



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