"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

mercoledì 16 luglio 2014

Ma la conoscenza mi spaventa!

di
Francesco Zanotti



La confessione di un manager (o di un consulente) dopo qualche bicchiere di vino in una osteria del buon tempo antico …

“Si lo so, in fondo in fondo, è una vera e propria paura esistenziale.

Fino ad oggi non mi sono mai occupato della conoscenza. Se non qualche lettura del tutto casuale o suggerita dalle mode. Nessuna di queste letture è stata fondamento alla mia carriera. La conoscenza, quindi, non è stato il fondamento della mia carriera. Conseguentemente, non so maneggiare la conoscenza.

Vagamente ho intuito che, se mi occupo di uomini e di gruppi di uomini, le conoscenze che i miei simili hanno sviluppato su uomini e gruppi di uomini (psicologia, psico-sociologia, antropologia, linguistica, filosofia) mi possono essere utili. Come potrebbe essere diversamente?
Ancora più vagamente, quasi con la curiosità che si riserva alla magia ed al mistero, ho sentito dire che anche le scienze naturali mi possono fornire modelli, linguaggi, metafore. Qualche folle mi ha parlato di fisica quantistica dicendo che, in realtà, non si tratta solo di una teoria che cerca di spiegare la realtà materiale, ma si tratta di un vero e proprio nuovo modo di pensare. Qualcuno, ancora più folle, mi ha parlato, addirittura di “matematica qualitativa” usando un nome che si rifà al greco antico: topologia.

Ho intuito, ma non ho approfondito … Le urgenze, la fatica, la difficoltà mi facevano da scudo.

Ora mi si dice che, invece, diventa essenziale la conoscenza. Essenziale per lo sviluppo dell’organizzazione che mi ha dato la responsabilità di uomini e struttura. Senza la quale continuerei con convinzioni e prassi che sono, oggi, addirittura, controproducenti.

E io come posso fare?
Contraddico le mie sensazioni profonde (mai confessate neppure a me stesso/a) sostenendo che erano follie? Contesto le mia umanità profonda?
Gioco sul fatto che tanto il CEO di questa sfida della conoscenza non sa nulla. E, quindi, si accontenta di quello che le attuali convinzioni e pratiche possono dare ... “e più non dimanda”?
E se, però, viene a scoprire che non uso le conoscenze che possono toglierlo dai guai banalmente perché non le conosco?
Oppure, accetto la sfida della conoscenza, sfida di fronte alla quale sono completamente disarmato?

Sì, riconosco che troppo spesso faccio come i bambini: mi chiudo le orecchie e urlo forte forte (magari auto incensandomi). Oppure mi adagio nei guai che qualcuno sostiene (è una scoperta alla quale si perviene usando la conoscenze che non voglio neanche ascoltare) dopo tutto mi tranquillizzino.

Sì lo ammetto (ma solo qui ed ora, a causa del vino e del sapore del buon tempo antico). Sto provando una paura esistenziale.”

Amico manager (o consulente), capisco la tua situazione: sembra senza soluzione. Solo vivere alla giornata, immaginando che non sia possibile e non si debba guardare in alto, nel profondo, cambiare il mondo (piccolo o grande) del quale ci è data la responsabilità.

Ma è solo apparenza. E’ possibile usare “intermediari della conoscenza” che, in breve tempi, ti possono rivelare come le scienze naturali ed umane possono suggerirti nuove modalità di sviluppo di persone ed organizzazioni
Certo un piccolo impegno ce lo devi mettere. Ma è non la traversata dell’Himalaya. E’ solo una passeggiata su di una piccola collinetta che, appena la si comincia, si rivela salutare.

Voglio dire, caro manager (o consulente) che, in fondo in fondo, se intraprendi questa passeggiata, lo fai prima di tutto per te stesso.  Valorizzerai la tua umanità profonda.


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