"Non è la mente l'origine dell'uomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. E' il sentimento il seme dell'uomo, sono l'amore, la passione." (M. Tobino)
E' "vero" tutto ciò che ci piace e che decidiamo insieme agli altri che sia vero

martedì 1 luglio 2014

Sulle spalle dei giganti

di
Francesco Zanotti

Ogni pratica deriva da un pensiero. Dal sistema di risorse cognitive di chi mette in atto quelle pratiche.
Non vi sono pratiche “neutre”.
La scelta di separare le attività di cambiamento dalle attività di gestione, successivamente, di spezzarle in mille rivoli e la fiducia nelle specializzazioni non sono inevitabili.
Derivano dal sistema di pensiero che sta a fondamento della società industriale e che ha come archetipo di riferimento la fisica classica. Purtroppo questo sistema di pensiero, che è una vera e propria visione del mondo, è adatto a gestire sistemi meccanici e non sistemi umani.
E’ una visione del mondo troppo limitata per poter parlare e governare l’umano.
Per costruire nuove pratiche, capaci di guidare le organizzazioni verso un nuovo sviluppo, è allora, necessario usare un nuovo pensiero.
Per fortuna questo pensiero è già intorno a noi.

Nel secolo scorso è emerso in ogni ambito del pensiero e dell’esperienza umana episodi di rottura del pensiero e dell’esperienza “moderna”.
Due rotture del pensiero vengono dalla fisica. La Relatività Generale ha scoperto l’importanza del palcoscenico che gli attori modificano e che influisce sugli attori. La fisica quantistica ha scoperto il ruolo creatore dell’osservatore che addirittura emerge, insieme all'osservato, dal palcoscenico.
Una rottura, in negativo, viene dalla matematica. Godel ha dimostrato che con il pensiero lineare non si potranno mai costruire teorie che sappiano descrivere coerentemente e completamente uno qualsiasi dei mondi umani. Mondi organizzativi, compresi.

Un contributo trasversale è stato fornito da quel movimento complesso ed un po’ troppo disincantato che si rifà alla metafora della complessità.
Maggiori speranze sta generando la emergente cultura sistemica che si pone come sintesi transdisciplinare dei nuovi modelli e delle nuove metafore che stanno emergendo in tutti gli ambiti di conoscenza.

Ma anche le scienze umane e le diverse esperienze artistiche del secolo scorso hanno praticato con passione ed emozione la rottura del moderno.

Mi permetto alcune citazioni per far sapere che non siamo i soli a chiedere un nuovo pensiero ed una nuova prassi.

Ecco le citazioni

Lucio Fontana e l’andare oltre
“Nella mia professione di pittore, facendo un quadro con un taglio, non voglio fare un quadro: apro uno spazio, una dimensione nuova nell'orientamento delle arti contemporanee.”
“Passa l’infinito da lì, passa la luce. Non c’è bisogno di dipingere.”

Lucio Fontana

Zygmunt Bauman contro le specializzazioni
“Come il grande antropologo Fraderick Barth ci insegnò tanto tempo fa, non vengono tracciati confini a causa delle differenze, ma succede il contrario: le differenze vengono cercate avidamente e solitamente trovare o inventate nonché zelantemente registrate perché i confini, una volta tracciati, richiedono fortificazioni e legittimazione.”
Zygmunt Bauman
“La scienza della libertà. A cosa serve la sociologia” Edizioni Centro Studi Erickson Pag. 33

Milan Kundera e la metafora del sipario
Un sipario magico, intessuto di leggende, era sospeso davanti al mondo. Cervantes mandò don Chisciotte in viaggio e strappò quel sipario. Il mondo si apri davanti al cavaliere errante in tutta la comica nudità della sua prova.
Milan Kundera “Il Sipario” Adelphi pag. 104.




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